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"Dolce far niente", la strategia obbligata per chi ha troppo da fare.

  • Immagine del redattore: Dr. Giorgio Cornacchia
    Dr. Giorgio Cornacchia
  • 5 nov 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Quando è stata l'ultima volta che non avete fatto niente, proprio niente? Senza leggere, senza guardare la televisione, senza controllare le mail, senza occuparvi né della carriera, né dei vostri diritti, né dei vostri rapporti personali? Quando vi siete lasciati andare fino in fondo al dolce far niente, al vuoto che subentra quando cessa ogni attività e solo il diaframma si alza e si abbassa al ritmo del respiro?

Sebbene desideriamo di poter, una buona volta, non essere costretti a fare qualcosa e parliamo tanto di come sarebbe bello avere tempo e spazio per non far niente, nella pratica ce lo rendiamo molto difficile. Ci piacerebbe stare con le mani in mano a crogiolarci in dolci fantasie ma interviene sempre qualcosa a impedircelo. Siamo talmente abituati a fare sempre qualcosa, che proprio non riusciamo a non fare assolutamente nulla. Fare a meno di fare qualcosa, non lo sappiamo proprio fare. Nella nostra epoca iperattiva, segnata da un cronico affaccendarsi, non fare niente è un'oscenità: sa di stallo, perdita di tempo, pigrizia, infrazione del comandamento di efficienza e dell'imperativo categorico di ricavare sempre il meglio da sé e dal proprio tempo.

A questo punto ci si potrebbe chiedere: ma se l'ozio è chiaramente tanto difficile, perché non rinunciare al progetto e rassegnarsi all'iperattività? Probabilmente avremo un problema in meno ma questa sarebbe una conclusione rovinosa. Infatti, come afferma Andrew Smart nel suo libro "In pausa. Come l'ossessione per il fare stia distruggendo le nostre menti", il cervello deve poter godere il più spesso possibile di una pausa di riposo. Anche se la nostra psiche è straordinariamente sviluppata ai fini di attività intense, essa per poter funzionare normalmente ha bisogno di momenti di inattività, anche molto frequenti. Uno stato cronico d'impegno attivo, infatti, può danneggiare il cervello e può compromettere la salute in generale; a breve termine l'iperattività disturba la creatività, la consapevolezza di sé, il benessere emotivo e può danneggiare il sistema cardiocircolatorio. A tal proposito, Smart consiglia la pratica di intervalli regolari di ozio come via privilegiata per la conoscenza di sé, lo sviluppo di una maggior creatività e la salvaguardia del benessere in generale.

Come abbiamo visto, ci sono quindi motivi per pensare che i periodi di ozio non siano affatto un lusso ma un'autentica necessità, non solo per mantenere l'equilibrio ma anche per riuscire a fare la cosa giusta senza inutili deviazioni. Solo concedendosi regolarmente delle pause, lasciando vagare liberi i pensieri, fantasticando, meditando o anche semplicemente sonnecchiando, siamo in grado di liberarci da un eccesso di pressioni esterne. Ci è possibile allora rielaborare l'esperienza e ricavarne le giuste conclusioni.

Dovremmo quindi cominciare al più presto, se non subito, a non fare niente.

 
 
 

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